venerdì 14 novembre 2014

Let's DO it!

Non smettere mai di credere in quello che si fa.
Non smettere mai di FARE.
Non smettere. MAI.

Ultimamente si fa spazio sempre più la convinzione che FARE è la miglior cura per tutti quei meccanismi negativi della mente che ti portano a rimuginare sulle cose, a tentennare, a rimandare, a stare fermo. FARE è la cura. Questo verbo crea una storia, un passato, costruisce un'identità e, se ci pensiamo bene, basta davvero poco per "metterlo in pratica".
Meglio ancora sarebbe avere una TO DO LIST, degli obiettivi da raggiungere, dei compiti da svolgere.
Funziona se ci si vuole sentire attivi, utili, paradossalmente liberi , di buon umore e persino competitivi, si, ma soprattutto con noi stessi.
Ci dimentichiamo troppo spesso che basta davvero poco per darci la carica, per darci l'incoraggiamento giusto per affrontare le giornate, i mesi, gli anni, la vita. Basta davvero poco per creare un feedback positivo delle nostre stesse esperienze, qualcosa che ci fa ricordare quanto siamo stati propositivi, appassionati, impegnati e quanto questo ci abbia portati infine ad essere soddisfatti, stanchi e grati.
Ma soprattutto di quanto, nel frattempo, ci siamo divertiti.
Abbiamo molti buoni pensieri per la testa, ma solo metterli in pratica o, semplicemente, provare a metterli in pratica, ci fa fare veramente quel salto in avanti verso l'evoluzione, verso il miglioramento, verso la conoscenza della nostra persona e verso lo stare bene.

Che questo post funzioni da promemoria per tutte quelle volte in cui, ahimè, me ne dimentico!

giovedì 3 luglio 2014

Parole per te (3)...




"Amore miooo! Amore bello di mammaaaa! Sei la gioia!"

Sono queste le parole che ti dico spesso quando siamo solo io e te! Voglio ringraziarti per tutti i sorrisi che mi fai, credo che nessuno mi abbia mai sorriso così tanto. A te sorridono gli occhi, prima che la bocca si inarchi a mezza luna e quello sguardo che hai è terra conosciuta per me, ma anche terra mai esplorata. Dì la verità, sei venuto qui a darmi una grande lezione di vita... tu, così piccolo eppure già così importante. Sei quel pezzo di mare in cui convergono tutti i corsi d'acqua, ma sei anche quei corsi d'acqua e sei pure il mare stesso, tutto intero. Sei l'impegno e la soddisfazione, sei la causa e l'effetto, sei il mittente ed il destinatario di una lettera d'amore, in particolar modo sei la speranza che la lettera arrivi a destinazione e sei pure l'impazienza di riceverla.
Essere tua mamma mi abitua a fantasticare sul futuro più di quanto potessi immaginare e se penso che il tuo futuro è inevitabilmente anche il mio, provo quasi un senso di immortalità e sicurezza perchè finchè saremo insieme sarò utile, felice, orgogliosa.
Averti è una scoperta continua. Mi sorridi, mi guardi, mi conosci, ti conosco, ti guardo, ti sorrido e l'entusiasmo si rinnova ogni giorno, ogni ora e talvolta anche ogni minuto...

martedì 28 gennaio 2014

Liam c'è!



Liam è nato il 18 dicembre scorso alle ore 03:03.

La sera del 17, dopo aver stirato tra una contrazione e l'altra (di quelle che toglievano un po' il fiato e che poi ho scoperto essere quelle leggere) preparo la leggerissima cena, minestrone. Lo stavo mangiando a tavola con mio marito quando sento un liquido caldo venire giù senza il mio permesso. Appena realizzo che potevano essersi rotte le acque, sono invasa dall'emozione e da un po' di paura. Chiamo il ginecologo che mi dice di raggiungerlo all'ospedale così metto le ultime cose nel borsone, mi vesto (ero già in pigiama) e andiamo. 
Prima visita: dilatazione 2 cm. L'ostetrica mi dice che ci vuole ancora tempo e che molto probabilmente partoriró l'indomani. 
Primo tracciato: si evidenzia che durante le mie contrazioni il battito di Liam scende e se continua cosí saranno costretti a farmi il cesareo. Vado un attimo nel panico e mi intristisco..."proprio io che ci tenevo a fare un parto naturale" penso.
Seconda visita: dilatazione 4 cm.
Secondo tracciato: il battito di Liam non scende più come prima, ora è tutto ok. Tiro un sospiro di sollievo, ma ho ancora un po' paura.

Iniziano i dolori forti. Sono sola in sala travaglio. Cerco di respirare come mi hanno insegnato al corso pre parto, ma quando il dolore arriva al suo picco anche la tranquillità mentale viene a mancare. Nel giro di una mezzora i dolori si fanno insopportabili perchè ad essi si aggiunge una sensazione di peso lí sotto che non è per niente piacevole.
Terza visita: dilatazione 8 cm.
Ginecologo e ostetrica mi dicono che d'ora in poi, quando sento arrivare la contrazione, posso iniziare a spingere. Mi confronto con la novità di questa sensazione. Alla prima spinta sporco il letto di altro liquido caldo e nel frattempo penso e spero di esser vicina alla meta.
Dolore, dolore e ancora dolore. Di quelli mai provati prima, ma col senno di poi mi dico sopportabile.
Dopo 5 o 6 spinte l'ostetrica mi visita per l'ennesima volta con le dita e mi comunica che dobbiamo trasferirci in sala parto così mi alzo e mi sostengono mentre a passi lenti nelle mosse, ma svelti nell'intenzione raggiungiamo il "luogo sacro". Nel frattempo e stupidamente tengo le gambe strette per paura che Liam possa uscire e cascare a terra. Beato ottimismo! 
Il lettino/poltrona è largo e comodo e l'ultima cosa a cui penso in quei momenti e che sono a cosce aperte, spettinata, con una faccia poco raccomandabile ed una camicia da notte orribile addosso (perdonatemi, ma le trovo davvero brutte e scomode). 
Dopo le prime spinte in cui il ginecologo mi dice di non spingere con la gola, ma con il popó come se dovessi fare cacca, mi aggrappo alle maniglie apposite e spingo emettendo suoni animaleschi, grugniti di speranza.
Una frase del dottore mi dà la forza per focalizzare l'obiettivo "Non aver paura del dolore, vagli incontro, non avere paura!". 
Dopo un po' realizzano che necessito di un aiuto... Il dottore avvolge il mio busto con un braccio e con l'altro si aiuta a spingere la mia pancia giù. Fa male, ma dopo un pó Liam fa capolino e con un'altra spinta esce tutto.
Tra l'uscita della testa e quella del corpo c'è stato un momento di buio totale per me. Ricordo solo che ad un certo punto ho sentito la voce di Sergio (si, mio marito era lì con me) come provenire da una dimensione parallela e lontana... l'ho sentito dire "È nato, amore Liam è nato" con tono entusiasta, così apro gli occhi e vedo il mio cucciolo a testa in giù con i piedi nelle mani dell'ostetrica. 
È vuoto totale ed allo stesso tempo tempesta di emozione. Inizio a ringraziare tutti, sono incredula, è già tutto finito, sono grata!
Il secondamento si svolge velocemente e procedono subito con i punti...eh si, non l'ho fatto di proposito ma nel raccontare il parto ho dimenticato questo dettaglio. 
In gravidanza ero terrorizzata dalla possibilità dell'episiotomia, ma poi una volta lì con l'aiuto della siringa di anestetico non ho sentito quasi nulla, probabilmente grazie anche al torpore generato dal dolore già fortissimo in quella zona. I punti invece mi hanno provocato un fastidio mentre li mettevano ed un dolore sopportabile misto a rottura di scatole nei giorni successivi per la poca mobilità di gambe a cui ti costringono per non rischiare che si aprano o che facciano male.
5 giorni in ospedale. Di prassi son 3 per i parti spontanei senza complicazioni, ma a Liam doveva calare la bilirubina per poter essere dimesso.

Natale a casa, che bello!


Sono una mamma.
Sono sua mamma.
Faccio ancora fatica a sentirmi definire tale, ma è evidente che io lo sia. Un'evidenza sbattuta in faccia con dolcezza. Una realtà violentemente delicata. La vita con un figlio cambia in un attimo, ma di questo ti accorgi solo dopo qualche giorno, non subito, o almeno a me è successo così.

Nei primi giorni a casa mi sentivo incapace, spesso scoraggiata e soprattutto mettevo ancora al centro la mia vita come era prima che lui arrivasse. Ho capito poi che stavo sbagliando approccio. Lui ed i suoi bisogni dovevano essere la priorità, tutto il resto, se ci fosse stato, sarebbe stato un di più. In gravidanza pensare che lui sarebbe stato la mia priorità era normale, capirlo confrontandomi con la realtà è stato un po' più complicato. Ora va molto meglio. L'allattamento al seno è doloroso e prende molto tempo, sono ancora troppo sensibile ai pianti (devo mettermi bene in testa che per i neonati sono l'unico modo per comunicare, quindi non per forza un pianto è indice di malessere) ed i ritmi di giornate e nottate son sballati completamente, ma affronto tutto con serenità e con la gioia nel cuore di chi si sente super grata e fortunata ad aver generato una vita grazie all'amore per un uomo per cui già mi sentivo grata e fortunata. Cerco di fare del mio meglio perchè Liam cresca bene ed impari ad amare, lui mi gratifica ogni giorno regalandomi sorrisi e facendomi pensare che in realtà è lui che sta insegnando a me ad amare.